venerdì 13 settembre 2013

TROVARE LA STRADA - fiabe e miti per riflettere sulle tracce - parte seconda

Madama Holle - leggi la fiaba per intero


Proseguiamo nella lettura della fiaba....

“Allora la fanciulla ritornò alla fontana e non sapeva che fare, così, nell'affanno, ci saltò dentro.” 

A questo punto è necessario un gesto di grande coraggio, abbandonare tutto ciò che è alla luce del sole, che è noto, pur nella sofferenza, e scendere in profondità, nell’ignoto. 
Così sentiamo la chiamata alla nostra più autentica realizzazione, così inizia il "Viaggio dell'Eroe".
Pur nell'affanno decidiamo di saltare nel profondo.



Il tema dell’entrare nella terra richiama una cosmogonia remota e dimenticata, le cui tracce rimangono nelle tradizioni sciamaniche giunte fino a noi, e che ritroviamo nelle trascrizioni e narrazioni dei riti di iniziazione propri delle culture più antiche.
La discesa nel Pozzo che, come ogni apertura nel ventre della terra, è una porta per raggiungere un'altra dimensione, misteriosa e terribile, oscura e lontana dalla luce rassicurante del sole e della nostra ragione. 
Infatti nei riti iniziatici la permanenza in grotte sotterranee era considerata fondamentale, addentrarsi da soli nell’oscurità permetteva l’incontro con i propri fantasmi, la possibilità, nell'isolamento, di guardare profondamente tutte le proprie caratteristiche, di specchiarsi nella verità. 
Inoltre la consapevolezza allargata che veniva raggiunta consentiva l'incontro con gli spiriti alleati, con saggezza ed intuizioni, apriva un canale verso una conoscenza vasta di sé e del mondo. 
Chi aveva il coraggio di sostare in isolamento nelle profondità oscure della terra tornava con una conoscenza più vasta e con indicazioni preziose per la comunità.

“Quando ritornò in sé, si trovò in un bel prato dove splendeva il sole e c'erano fiori a migliaia. S'incamminò per il prato e giunse a un forno pieno di pane; ma il pane gridò: “Ah, tirami fuori, tirami fuori, altrimenti brucio! Sono cotto da un pezzo!” Allora ella si accostò e tirò fuori i pani. 
Poi andò avanti e giunse a un albero carico di mele che le gridò: “Ah, scuotimi, scuotimi! noi mele siamo tutte mature!” 
Ella scosse l'albero e cadde una pioggia di mele, e continuò a scuotere finché‚ sulla pianta non ne rimase nessuna, poi proseguì la sua strada.”

Il coraggio disperato apre l’accesso ad un mondo sotto il mondo ordinario, e la fiaba lo descrive come luminoso e ricco, tutto da esplorare. 
E’ lo spazio interiore, la vastità di ciò che siamo, priva di giudizio, nella quale muoversi con amorevolezza, ci sono compiti da accettare e frutti da cogliere, paure da superare e incontri stupefacenti con parti di sé dimenticate.
Per entrare in contatto con l’abbondanza e la straordinarietà di questo spazio è necessario però essere disponibili, e la fiaba ci porta a riconoscere che lavori apparentemente ordinari, semplici, sono il veicolo per ritrovare l’unione con il tutto e riconoscere il proprio potere personale, il proprio valore.
Compiti che vengono accolti per una scelta compassionevole, rispondendo a richieste di aiuto, gesti che diventano preziosi quando si è in grado di riconoscere il loro impatto sul mondo, la loro importanza.

A domani per la terza parte!

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