martedì 3 dicembre 2013

Trovare la strada- Fiabe e Miti per riflettere sulle tracce - Il Mito di creazione degli Indios Makiritare



I gesti significativi ri-creano il mondo

“All’inizio il mondo era vuoto…“ "Al principio dei tempi tutto era oscuro e non si udiva alcuna voce…” “Prima della creazione del mondo c’era solo una grande distesa di acque, né stelle, né luna…” “Il cielo non esisteva né si era destata la terra…” 
Queste e molti altre, abbastanza simili a queste, sono le parole con cui iniziano i Miti di Creazione, le parole che tramandano dal più antico passato il modo sacro in cui tutto ha avuto origine, il modo in cui l’universo è nato e il tempo ha iniziato a scorrere.

Ascoltare la narrazione di come il mondo è sorto dal caos e dal buio era parte dei riti di iniziazione e di passaggio, apprendere questi contenuti condivisi dalla comunità era il segno dell’appartenenza allo stesso popolo e onorava il passaggio evolutivo.
I vichinghi abilissimi navigatori e terribili guerrieri, tra l’VIII e l’XI secolo colonizzarono e conquistarono terre fino al nord Africa ed estesero i loro domini da est ad ovest, fino al nord America, fino alla Russia e ad ogni nuova terra conquistata il primo gesto, carico di sacralità, era porre un altare e narrare il mito di creazione, come se quelle terre nascessero in quel momento, venissero create e fatte proprie attraverso il rito.
Nello stesso modo altri passaggi creativi nella vita dell’individuo o della società erano sottolineati da elementi simbolici propri dei miti di creazione, ogni nuova fondazione è la ripetizione della cosmogonia, cioè della generazione dell’universo, ogni inizio dell’anno, ogni prima pietra delle città, ogni cambio di era. 
Ogni cosmogonia ha in sé una forza rigeneratrice, mette ordine nel caos, è simmetrica e radiante intorno ad un centro, come i mandala, come la scintilla e l’esplosione che generarono l’universo secondo la scienza, il “Big bang”.
Questa ricerca di un ordine e di un senso alla realtà che ci circonda è fondamentale per collocare l’uomo entro questo ordine e dare un senso alla sua vita.
In questo modo nei millenni è stata costruita una mappa del mondo e come nelle antiche cartografie intorno all’universo conosciuto ed esplorato emergono figure fantastiche e terribili, l’ignoto, ciò che non è presente come contenuto della coscienza. 
L’unica realtà che esiste per tutti noi è ciò che emerge nel campo della nostra coscienza.
A questo cosmo, a questo ordine ci adattiamo e quando il nostro adattamento diviene meccanico, spento, la monotonia fa inaridire il sentimento vitale, è in quel momento che diventa necessario ricreare la realtà.
Gli antichi miti portano la nostra attenzione su questo: in quale modo dall’oscurità e dal caos, dall’abisso informe nasce la scintilla creativa; attraverso quali forze e quali stati d’animo diventiamo creatori di un nuovo mondo e proseguiamo la co-creazione dell’universo.
Proviamo a osservare meglio la ricchezza dei miti, e troviamo come nelle fiabe la saggezza senza tempo degli antenati che ancora è preziosa per il nostro tempo e i nostri bisogni.


La creazione secondo gli Indios Makiritare (Venezuela)

 «El hombre y la mujer soñaban que Dios estaba soñando con ellos. maracas Dios estaba soñando con ellos mientras cantaba y tocaba maracas , escondido tras el humo del tabaco y sintiéndose feliz, pero al mismo tiempo sintiendo algunas dudas.  Los maquiritare sabían que cuando Dios sueña con comida, produce y da comida.  Si Dios sueña con la vida, produce fertilidad.  El hombre y la mujer soñaban que en el sueño de Dios un huevo enorme y brillante aparecía.  Dentro del huevo danzaban, cantaban y festejaban porque deseaban nacer prontamente.  Soñaban que en el sueño de Dios la felicidad era más fuerte que las dudas que Dios podría sentir y mientras soñaba, los creaba y cantando decía: 
 "Al romper este huevo nacerá un hombre y nacerá una mujer. Y juntos vivirán y morirán. Pero nuevamente nacerán y nuevamente volverán a nacer y nuevamente lo harán. Y nunca dejaran de nacer, porque la muerte no existe". 
 "Y juntos vivirán y morirán. Pero nuevamente nacerán y nuevamente volverán a nacer y nuevamente lo harán".» 

La donna e l'uomo sognavano che Dio li stava sognando.
Dio li sognava mentre cantava e agitava le sue maracas, avvolto in fumo di tabacco, e si sentiva felice e insieme turbato dal dubbio e dal mistero.
Gli Indios Makiritare sanno che, se Dio sogna cibo, fruttifica e dà da mangiare. Se Dio sogna la vita, nasce e dà la nascita.
La donna e l'uomo sognavano che nel sogno di Dio c'era un grande uovo splendente. Dentro all'uovo essi cantavano e ballavano e facevano un gran baccano, perché erano pazzi dalla voglia di nascere. Sognavano che nel sogno di Dio la gioia era più forte del dubbio e del mistero; e Dio, sognando, li creava, e cantando diceva:
“Rompo quest'uovo e nasce la donna e nasce l'uomo. E insieme vivranno e moriranno. Ma nasceranno nuovamente. Nasceranno e torneranno a morire un'altra volta. E mai cesseranno di nascere, perché la morte è menzogna.”


Nell’incipit del mito troviamo un tema simbolico fondamentale, l’importanza del sogno come motore del processo creativo.
Viviamo in una società ed una cultura che ha dimenticato il valore del sogno e punta tutto sul pensiero logico e sequenziale, lo spazio nebbioso e lunare dei sogni è bandito dalla luce brillante della precisione meccanica di causa ed effetto. 
Nello stesso modo ci viene narrato che il Creatore sogna mentre canta e suona le maracas, fuma ed è felice semplicemente di essere lì, nessuno dei gesti che vengono narrati coincidono con quelli di un adulto indaffarato e produttivo, Dio sta giocando, si sta divertendo, l’inizio del processo creativo coincide con il gioco. Smettere di giocare e sognare inaridisce la nostra natura creativa, non ci rende adulti migliori ma solo adulti incapaci di creare il nuovo.
In questo mito il creatore sogna la creatura nello stesso modo in cui la creatura sogna Dio, l’uomo e la donna sono pronti a nascere, già esistono e la forza del creatore è di superare il dubbio e il mistero, la forza è non aver paura di fare la cosa sbagliata,  la natura creativa è di fare in modo che la gioia sia più forte del dubbio ed anche accettare che il frutto della creazione non sia del tutto governabile, che sia portatore di una certa parte di mistero, e che tale mistero sia connaturato al permettere l’espressione della creatività.
Dio sogna e ciò che sogna fa progredire la creazione, sostenta e dà la vita, è rischioso sognare questo ci è stato insegnato, molto meglio tenere saldi i piedi sulla “realtà”, è avventato sognare, non è parte della vita adulta e non sognando ci dice il mito blocchiamo il processo evolutivo del mondo, impediamo al mondo di rifondarsi, di essere continuamente creato, non sognando fermiamo il nostro stesso processo evolutivo, ci impediamo di trasformarci come è nella natura della vita, perché, come viene detto nel mito, è nostro compito vivere e morire e tornare a vivere.
Sempre in ogni fase della vita parti di ciò che siamo muoiono ed altre possibilità e talenti nascono, accompagnati dal dubbio e dal mistero, nutriti dalla gioia, e questi sentimenti sono i precursori di ogni atto creativo, che si tratti di una nuova consapevolezza, di una visione nuova di noi stessi o del mondo, di dipingere un quadro o scolpire la pietra, di cambiare lavoro o città, sempre il sogno ci spinge a creare e ci ricorda che la stasi, la presunta sicurezza che è data una volta per tutte non è in accordo con la vita. 
Nel centro di noi stessi un uovo splendente è colmo di energia e desiderio di vita, lì ballano e fanno un gran baccano le nuove creazioni che il mondo sta aspettando, l’universo conosciuto cresce e cresce in armonia con il nostro coraggio e con il coraggio dei nostri sogni.

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