venerdì 8 novembre 2013

Il serissimo gioco dell'Arte


Ciascuno di noi è chiamato a diventare uno spirito libero così come ogni seme di rosa è chiamato a diventare una rosa.  Rudolf Steiner

Il gioco dell'Arte - Maurizio Melis Roman


Siete mai entrati nel laboratorio di un artista? Provate a farlo guardando questi video (1 - 2), ci sono risonanze e ricordi antichi della stanza di giochi desiderata, delle memorie del mondo salvate a stento dall’onda del tempo che scorre. 
Quanti mondi si possono intuire attraverso gli occhi dell'arte? 
Gioco impeccabile dell'anima che si immerge nella complessità di questo che siamo abituati a chiamare reale, che è sogno condiviso, a volte incubo incomprensibile. 
Gioco serissimo e necessario, chiamato a mettere le mani nella materia e trasfigurarla in limpida comunicazione, gioco inutile e indispensabile che impegna le energie più profonde nell'agire e nel guardare, aprendo occhi al di là degli occhi fisici. 
Attraversiamo la dorsale del tempo, andando indietro ad incontrare la stabilità delle stesse radici del mondo, e poi riempiamo lo spazio dentro di noi di aria sottile, non c'è nulla su cui mettere etichette, nulla che la mente possa tradurre, guardiamo con occhi innocenti il prodotto di un innocente coraggio. 
Gli artisti propongono i loro sogni, sognati così forte da essersi incarnati, pescati dall'alto e dal basso, dallo spirito e dal caos, chiamati ancora a dire forme che non hanno parole per dirsi. 
È necessità gratuita e inutile il lavoro dell'arte, che impedisce di dimenticare ciò che non trova spazio negli stretti sentieri del mondo che abbiamo costruito. 
L’arte è dialogo tra umanità originali e uniche, tra linguaggi e materiali apparentemente distanti, entrare nel suo mondo di colori, segni, gesti crea prima di tutto una attesa, la sospensione del tempo, lo sguardo che cerca di intuire ciò di cui non si conosce la reale entità, ciò che è al di là del controllo tecnologico e del pensiero razionale.
Viviamo immersi in una disinfezione dalle emozioni e dal contatto reale con l’umano e l’arte è uno dei modi per svegliarci. Per riconoscere che la barriera che nega il contatto umano, che nega l’interdipendenza tra le creature che condividono il suolo di questo meraviglioso pianeta è un velo di menzogna spudorata.
Lo sguardo degli artisti ci permette di vedere attraverso di loro, le isole di segni antichi, il bianco freddo della distanza, ogni elemento che diventa vivo, lavorato in un intreccio con l’essenza di ciò che desideriamo, di ciò che temiamo e che ci rende umani, riporta in vita, nel presente la magia di ali e vento per alzarsi verso la luce, verso il cielo.
Nelle opere che ci toccano il cuore, che parlano con la nostra anima silenziosa riusciamo a chiederci la definizione di destino, ad interrogarci sulla direzione da cui può arrivare sia la rovina che la scoperta del senso.
Condividere con ciò che vediamo la piena delle domande e delle risposte cercate in questa vita, che raramente trovano il conforto di ciò che oltrepassa il livello del suolo.
L’arte è un richiamo, una eco archetipica, la possibilità di riavvicinare segni dimenticati, di intrecciare di nuovo un'alleanza calda e colorata con la vita, alleanza fatta di contatto con la dimensione verticale, con la trascendenza, una narrazione dotata di senso in cui ogni evento non è cieco e spaventoso ma parte del compito esistenziale. 
Ed è compito dell’arte riscrivere i confini e le distanze nello spazio aperto e bianco del mondo possibile, avvicinare e cucire strade e fiumi e campi che sono luoghi di tutti e per tutti. 
Crea contatti impossibili e vicinanze di anima, collega lo spirito del mondo nel tempo passato e futuro, nell'essenza che non muta e non si trasforma. Conferma il bisogno puramente umano di cogliere un senso nello scorrere della vita, nella ricerca di un disegno più vasto del tutto, diverso dal piccolo mondo disegnato dalle separazioni e dal possesso dove tutto va solo difeso e mai condiviso. 
Quando tutti  gli altri sogni non si possono più sognare ma ancora si apre il respiro a credere che per mano si può raccontare il passato e il futuro e non esserne sopraffatti.


"La sopravvivenza è la seconda legge della vita, la prima è che siamo tutti una sola entità "
Joseph Campbell.

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